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dal 2019 al 2021

Bretagna, autunno 2020. Le vacanze d’estate, nelle quale mi sono fatta un lungo viaggio in Puglia e Basilicata, sono finite. Sto chiacchierando con un’amica che mi dice : “Ti sei resa conto quanto biondi sono diventati i tuoi capelli da quando sei tornata dall’Italia ? ” e io le rispondo solo “Boh… Non trovo più di tanto. Ma se lo dici…”

Guardandoli con più attenzione, è vero che sono biondi. Dopo che sono partita dall’Italia per la prima volta alla fine di 9 mesi di volontariato, ora due anni fa, erano biondi fino le radici. Così come i miei ricordi di quel periodo: pieni di sole e ancora molto vicini alla mia testa. Col passare del tempo, ahimè, si sono allontanati dal mio cranio, hanno perso della loro brillantezza e hanno, con molta difficoltà, lasciato un po’ di spazio ad altre memorie, altri capelli.

Questo articolo è stato scritto da Zoe Marilier, giovane volontaria del progetto Human Capital 2019, accolta a Matera per 9 mesi presso l’Onyx Jazz Club.

Ma così come sono cresciuti i capelli, quel segmento biondo è sceso sulle mie spalle e ora, si trova a fianco al mio cuore, dove appunto si sono nascosti quei momenti prodigiosi della mia permanenza come volontaria a Matera. 

Zoe Marilier

Belli pesanti questi ricordi, no? Eppure ci ho provato ad impedirgli di imitare i bambini che ti fanno “Ehi ehi, guardami!” tutto il giorno. Sono andata oltre l’oceano per trovare altri ricordi, così quelli lucani non si sentiranno più soli. Ho iniziato un’altra laurea per far capire a questi ricordi, che mamma deve lavorare ogni tanto e che anche volendo, non può passare tutto il suo tempo ad accarezzargli tutto il giorno, con tanto affetto negli occhi.

Poi è arrivato il tempo di trovarmi un tirocinio per riconoscere il mio diploma. 

Per una persona come me che vive con la nostalgia incorporato dentro di sé fino ai capelli, volevo trovare un’occupazione che mi permetta di accontentare i miei ricordi e le esigenze della magistrale, contemporaneamente. Tornare all’estero mi pareva troppo presto (e anche difficile in questo periodo di pandemia) e talvolta, la voglia di viaggiare, di essere sempre pronta a rivolgere tutta la mia attenzione verso delle nuove scoperte, non mi pare una buona scelta.

È così che sono arrivata nell’ufficio di François e Fabrice, due coordinatori di progetti europei che lavorano in una specie di associazione come Basilicata Link, francese chiamata Intercultura, in Bretagna…. Si si, appunto l’associazione che mi ha inviato a Matera nel 2019 per lavorare con l’Onyx Jazz Club!

Iniziando il mio percorso di tirocinante con loro, mi sono arrivate diverse riflessioni da parte di miei amici. Mi dicono spesso: “Ma che interessante scoprire le quinte del palco dello SVE (del volontariato europeo) e delle mobilità giovanili. Che bello capire tutti i meccanismi che permettono ai tendini di aprirsi, di accendere le grandi e piccole luci, come impratichire gli attori, come aiutarli a perfezionare i loro costumi!”

Si, certo che è interessante. Hanno ragione. Quello che non sanno però, è che il più interessante non sono “le quinte”, ma l’altro palco, che si trova nello sfondo, dietro le quinte.

E che palco! Molto ricco, ma difficile da descrivere. La scenografia teatrale di questo palco che vi parlo si trovava un mese fa a Terrassa, in Catalunya, per iniziare la preparazione di due progetti europei – sulla formazione all’interculturalità per imprenditori, e sulla valorizzazione di luoghi abbandonati – legando partner internazionali della Francia, della Spagna, dell’Italia, della Turchia e del Portogallo.

La constatazione è semplice: ho trascorso un volontariato europeo di 4 giorni tra giovani che saranno cresciuti un po’ – e parlo anche di adulti che non sono più ‘giovani’ da anni! Mi è sembrato che in quel momento, lo SVE come l’avevo conosciuto non era più solo una unica e effimera esperienza, ma che poteva anche essere definita come uno stato d’anima, uno spirito che scegli di accogliere, o anche no. Dico “o no” perché certe volte, non avevo più il controllo di questo spirito che stava vivendo dentro di me. Si esprimeva senza chiedermi il permesso, così contento di trovarsi nel mezzo di altri spiriti SVE. In quel momento, avevo capito che l’ambiente del volontariato, che richiamava i miei ricordi con un’insistenza insolente, quell’energia nonchalante ma efficace che legava tutta questa gente non era solo fatta dal caso, che aveva fatto incrociare una temporalità, un luogo e dei personaggi per un tempo determinato come al teatro, ma che poteva perdurare. E chissà per quanto?

Anche se penso che la voglia di continuare a scoprire altri modi di vivere, di comunicare, di scoprire abitudini debba essere nutrita, credo sia importante cambiare la porta da bussare per averci accesso. Ma le similitudine quanto le differenze che noto tra la mia esperienza in Italia, tra Onyx Jazz Club e B-Link e quella in Francia, da Intercultura, mi fanno capire che anche dietro le porte conosciute si nascondono delle scoperte che ti possano portare da parti (fisiche o mentali!), che non pensavo nemmeno potessero esistere.

Ma una cosa certa la posso dire: la grandezza e la piccolezza del mondo nel quale viviamo mi influisce la voglia di aiutare altri a salire su questo bellissimo palco, e di far parte del processo che scolorisce (o colora, dipende anche dai casi) i cappelli di altri giovani.

Ringraziamo a Zoe Marilier, volontariato del progetto Human Capital 2019 presso Onyx Jazz Club

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